“Ho speso il primo mese lottando ogni giorno contro la frustrazione di non capire e di non essere capito, ora posso dire che con i non-madrelingua inglesi me la cavo piuttosto bene. Per l’accento australiano c’è ancora tanto da fare…”
Ciao a voi aspiranti Australiani, il mio nome è Luca e sono un milanese di 32 anni, emigrato in Australia da ormai 5 mesi. Non sono un giornalista né un blogger, ma quando Martina mi ha chiesto di scrivere un articolo riguardo la mia esperienza qui non ho esitato un attimo: guardarsi indietro e ripercorrere la strada intrapresa sarà come fare un tuffo nel passato e spero che aiuterà qualcuno di voi a schiarirsi un po’ le idee in merito ad una scelta che, in un modo o in un altro, vi cambierà la vita.La mia è la storia di una persona che non aveva più voglia di sentirsi chiuso in un recinto e questa era ormai la sensazione giornaliera che dopo 10 anni di lavoro mi lasciava l’Italia: intrappolato in un contratto a tempo indeterminato che i nostri governanti hanno saputo elevare a bene irrinunciabile, rassegnato a tutti i disservizi sui quali in Italia siamo ormai abituati a scherzare, svuotato dall’assenza di una qualsiasi prospettiva che le cose potessero andare meglio.Non sono mai stato uno che ama lamentarsi, così ho deciso di fare quello che in fondo ho sempre voluto fare: provare a vivere all’estero. Sottolineo la parola provare perché quando sono partito, lasciando il lavoro e vendendo tutto quello che possedevo, non avevo nessuna certezza di ottenere un contratto di lavoro qui a Sydney. Nè tanto meno il mio inglese era all’altezza di questa sfida… L’unica certezza chiara nella mia mente era che volevo andare in Australia, e così ho fatto.
Con l’aiuto di Go Study Australia ho scelto un corso d’inglese che, avendo passato i 31 anni, mi ha permesso di ottenere un visto da studente e una volta finito il periodo di preavviso al lavoro qui a Milano sono partito.
Perchè l’Australia?
Non c’ero mai stato prima e tutto quello che sapevo era “di seconda mano”, raccontato da amici che c’erano stati con un visto Working Holiday o appreso da tutte le ricerche e le notizie che leggevo sul web. Diciamo che la motivazione principale che mi ha spinto a fare questa scelta era andare in un paese nel quale potessi imparare l’inglese e che allo stesso tempo fosse riconosciuto come una nazione dalla mentalità aperta, libera da interferenze esterne, giovane e laica (e possibilmente con il sole tutti i giorni :):):).
Una volta superato il ballottaggio Sydney – Melbourne, ho prenotato il biglietto e sono partito il 3 dicembre 2014, la mia vita in 3 valigie. Avevo pagato un mese di affitto in una casa per studenti dall’Italia, scelta che si è rivelata non proprio azzeccata viste le condizioni nelle quali questa si presentava. Fortunatamente almeno le persone che ho trovato dentro erano speciali, tuttora fanno parte della mia vita, ma non mi sento di consigliare la scelta di una casa a scatola chiusa dall’Italia. Probabilmente la cosa più saggia da fare è trovare un appoggio come un ostello per una o due settimane, per poi decidere dove stabilirsi una volta visitata la città.
Dopo tre giorni di turismo selvaggio, ho cominciato il mio corso d’inglese in una scuola privata internazionale, nella quale ho incontrato persone che venivano da tutto il mondo. Martina mi ha aiutato a scegliere la scuola sulla base delle mie esigenze e, nonostante fossi obbligato dal mio visto a frequentare questo corso, ricordo questa esperienza come una delle più belle della mia vita.
Entrare in classe ogni giorno e condividere del tempo con persone così diverse non può che arricchire il bagaglio culturale di chiunque: soprattutto ho trovato stimolante confrontarmi con persone che erano fiere del proprio paese così come lo sono io dell’Italia, e che allo stesso tempo provavano rancore per i problemi che lo affliggono.
Ho speso il primo mese lottando ogni giorno contro la frustrazione di non capire e di non essere capito, ora posso dire che con i non-madrelingua inglesi me la cavo piuttosto bene. Per l’accento australiano c’è ancora tanto da fare…
Lavoro
Dopo un mese e mezzo di estate australiana ho deciso che era il momento di cominciare a cercare un lavoro dato che Sydney non è proprio economica, e la fortuna ha voluto che il contatto che avevo dall’Italia tramite il mio attuale datore di lavoro (una multinazionale operante nel settore del Retail) mi ha procurato un colloquio. Ricordo bene la paura di affrontare la mia prima telefonata in inglese, che a dire il vero non è ancora passata del tutto, ma un po’ grazie alla preparazione di questo colloquio ed un po grazie ai miei 10 anni di esperienza lavorativa, ho ottenuto il mio primo lavoro part-time in Australia.
Nello stesso periodo avevo anche cominciato le pratiche per ottenere un visto permanente nello stato del South Australia, dato che il mio background lavorativo/scolastico me lo permetteva. Insomma, ero davvero determinato a rimanere nella terra dei canguri. La lontananza del mio posto di lavoro dalla city mi ha obbligato a spostarmi molto lontano dai miei amici e da tutto quello che di interessante succede a Sydney, ma sentivo che era la scelta giusta ed ero disposto a giocarmi questa carta per due motivi: lavorando il mio inglese sarebbe decollato e, forse, un giorno avrei ottenuto un contratto di lavoro che mi avrebbe permesso di restare almeno per qualche anno.
Così la mia vita era tornata quella di 10 anni fa, e cioè la vita dello studente-lavoratore. Venti ore di corso d’inglese e una media di quindici ore di lavoro a settimana, dato che a causa del mio visto non potevo lavorare più di 40 ore ogni due settimane. Il mondo del lavoro per noi immigrati non è esattamente di facile accesso. Il primo scoglio da superare è sempre il visto che si possiede, almeno per i lavori non “casual”. Poi ovviamente viene la conoscenza dell’inglese, che per alcuni lavori ad alta specializzazione non è così importante, ma che per la stragrande maggioranza rimane fondamentale. L’ultima discriminante è l’esperienza: se siete così bravi da parlare un buon inglese, dovrete dimostrare di saper fare qualcosa davvero bene per poter sperare di essere assunti da un’azienda sul territorio australiano (e per “dimostrare” intendo lettere di referenza e CV fatto all’australiana, ovvero un CV che va nel dettaglio dei lavori svolti e che non si ferma alla cultura Europea della fototessera).
Probabilmente qualcuno di voi si starà chiedendo come ho fatto io, che quasi non parlavo inglese, ad ottenere il mio primo lavoro: semplice, ho ricominciato da capo. Dalla mia posizione raggiunta dopo dieci anni di lavoro in Italia, sono tornato a fare il part-time (del part-time, dato che il mio contratto prevedeva solamente 20 ore ogni due settimane). Lavorando duro e studiando ogni giorno mi sono portato a casa il mio inglese e la possibilità di giocarmi un colloquio per il mio vecchio lavoro italiano, che prevedeva la possibilità di essere sponsorizzato e di stare qualche anno qui a Sydney.
Mentre scrivo ancora non ho ben realizzato cosa questo significhi, dato che il mio nuovo/vecchio lavoro inizia tra qualche giorno e sono ancora nel mezzo del processo che mi porterà a firmare il visto. Posso però confermarvi che, per me come per altri ragazzi che sono riusciti ad ottenere questo traguardo, è stata dura, ma ne vale la pena. L’Australia non è il paradiso e nessuno vi aspetterà all’aereoporto con un visto pronto da firmare, ma se siete determinati a cambiare stile di vita e se sapete davvero fare qualcosa, questo paese vi darà la vostra chance.
Ho cercato di essere più sintetico che potevo e di limitarmi a raccontarvi come sono arrivato alla sponsorship, non è una cosa immediata ma nemmeno impossibile! Non mi resta che augurarvi in bocca al lupo e ringraziare Go Study Australia e Martina ancora una volta per aver reso possibile tutto questo!
Cheers,
Luca